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In punta di piedi accanto ai ragazzi

Esodo 3, 1 – 5

Mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero sacerdote di Madian condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al Monte di Dio, l’Oreb. L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò: “Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo. Perchè il roveto non brucia?” Il Signore vide che si era avvicinato per guardare. Dio gridò a lui dal roveto: “Mosè?”. Mosè rispose: “Eccomi”. Riprese: “Non avvicinarti oltre. Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo”.

Tra le tante suggestioni che questo brano del capitolo 3 del Libro dell’Esodo ci offre, mi soffermo sul desiderio di Mosè di avvicinarsi. Non solo per guardare, ma per capire. Mosè è un uomo che si mette onestamente di fronte alla verità, si chiede il perché delle cose e lascia emergere le domande, senza paura. Mosè è uno che si lascia interrogare dalle vicende che gli accadono.

So che il mio parallelismo può risultare un pochino tirato ma vi propongo di vedere nel roveto ardente le nostre ragazze e i nostri ragazzi dalle grandi domande di senso accesi dalla voglia di vivere una vita buona, vera, bella, accesi da grandi ideali. Accesi dal desiderio di non essere etichettati da noi adulti come il nostro futuro, ma di poter contare anche nel presente, di poter dire la loro, di essere ascoltati, creduti, stimati e non giudicati. E in Mosè – uomo curioso – vedo un esempio per noi capo, chiamati ad avvicinarci a quel roveto che arde, chiamati cioè a stare accanto ai ragazzi e alle ragazze. Mosè ci insegna a non pontificare rimanendo lontani, osservando a distanza. Siamo piuttosto chiamati a sostituire i nostri punti esclamativi, segno di una certezza e di una sicurezza a volte forse eccessive, con i punti interrogativi che ci vengono dalle ragazze e dai ragazzi. Perché il rischio che noi capi corriamo – diciamolo onestamente – è quello di voler sempre avere l’ultima parola. Una risposta pronta per ogni interrogativo, o peggio ancora, il rischio che corriamo è quello di rispondere alle nuove domande con risposte vecchie.

E allora, guardando a Mosè, quanta curiosità abbiamo di avvicinarci a quel roveto ardente che sono i nostri ragazzi e le nostre ragazze?

Don Stefano Zeni

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