Bello questo campetto invernale! Gli spazi accoglienti e caldi, il clima tra le ragazze, le attività: l’uscita di squadriglia verso Fonte Tempesta, la marcia azimuth, la veglia sotto un cielo pieno di stelle, la pasta fatta a mano….
La mattina dopo il rientro, con le tante immagini ancora negli occhi e il cuore pieno di gioia, ricevo una telefonata: era la mamma di Alice.
“Tutto bello, ma lei si è sentita come il ragazzo dai pantaloni rosa”. Me lo confida senza giudizio, solo per cercare aiuto. Le sue difficoltà partono dalla scuola primaria, da relazioni non accoglienti che hanno generato una grande chiusura e diffidenza verso gli altri.
Il titolo del film lo conoscevo, ma niente altro. Il segnale però era chiaro. Propongo all’alta squadriglia di andarlo a vedere una domenica pomeriggio. Saliamo tutte a bordo del nostro pulmino incuriosite. La proiezione spiazza profondamente e scuote tutte. Un ragazzo, della loro età, lasciato solo, sprofonda nella disperazione fino a togliersi la vita.
Ne usciamo tutte con gli occhi pieni di lacrime. Mentre torniano a casa, mi confidano di conoscere diverse situazioni di isolamento nelle loro classi.
Ci ritroviamo la settimana successiva. Abbiamo posato le nostre emozioni. Rileggiamo quanto provato. Quel film – scrivono – parlava di inganno, indifferenza, solitudine, sofferenza. Era la storia di un’esclusione. Davvero Alice si sente così in squadriglia?
Abbiamo saputo, solo dopo, che in realtà lei non conosceva nel dettaglio il contenuto del film, ma aveva capito che, citandolo, poteva chiedere aiuto e provocare un’attenzione maggiore, lei così fortemente emotiva.
Dovevamo fare qualcosa! Chiedo alle ragazze come le nostre squadriglie possono diventare luoghi in cui ciascuna si può sentire a casa, posare il suo “zaino”, abbassare i pugni, fidarsi. Lo scrivono su cartoncini gialli: “Includere, sorridere, ascoltare, dedicare alcuni minuti speciali a ciascuno. Guardare l’altra trovando il bello in ogni persona, valorizzare, andare oltre le apparenze. Fare attenzione alle parole dette e a quelle non dette….”. Amare.
Il brano di Anna (1 Sam 1, 1-20) ci aiuta a rileggere questa situazione. Ci ricorda di poter posare sempre i nostri affanni e con il Suo aiuto, ripartire insieme.
Ascoltare il tuo grido è stato prezioso.
Grazie Alice
Laura Galimberti
