Riportiamo qui di seguito il testo del saluto che il Presidente Marco Platania ha fatto pervenire a nome dell’Associazione e che è stato letto dal Commissario Generale Scout al termine del funerale di don Alessandro De Angelis, tra i fondatori dell’Associazione, celebrato il 30 luglio 2019 a Roma nella Basilica del Sacro Cuore di Cristo Re:

Come è possibile, in poche righe, tratteggiare una figura come quella di don Sandro De Angelis?
Nato nel 1932 e ordinato presbitero nel 1957, ha condiviso con il fratello Agostino un amore profondo nei confronti dello scautismo, che ha connotato fino alla fine non solo il suo servizio, ma lo stesso tratto con cui esercitava il suo ministero sacerdotale.
Mentre suo fratello aveva sviluppato una particolare predilezione per la Branca Lupetti, don Sandro ha dedicato la parte migliore e più grande delle sue energie alla Branca Esploratori, nell’impegno all’interno della quale la sua profondità spirituale e teologica sono state arricchite ed espresse dalla grande conoscenza metodologica e dalla altrettanto grande competenza tecnica che lo contraddistinguevano.
Custode del metodo scout dell’ASCI, nella quale si era brevettato come Capo Riparto subito dopo la guerra, prima del suo ingresso in seminario, don Sandro è stato uno degli ispiratori e fondatori dell’Associazione Italiana Guide e Scouts d’Europa Cattolici, nel 1976.
Non deve ingannare il fatto che, all’interno della struttura associativa, non abbia mai avuto incarichi particolarmente rilevanti, se non quello di assistente del Distretto Roma ovest dal 2002 al 2008: don Sandro, infatti, ha sempre preferito impegnarsi nell’attività educativa diretta con i ragazzi, formando generazioni di uomini adulti e di capi che – cresciuti nel suo amatissimo Roma 32 – hanno ricoperto ruoli anche apicali nell’ambito dell’Associazione. Dando uno sguardo ancora più profondo, il prezioso servizio associativo da lui svolto, per molto tempo, è stato quello della formazione capi attraverso la partecipazione regolare negli staff dei campi scuola di Branca Esploratori.
Don Sandro, infatti, ha sempre preferito il campo alla scrivania, l’attività ai discorsi, e tutto ciò che ha fatto – e anche messo per iscritto – è frutto della sua esperienza concreta, costantemente orientata alla cura del singolo, in vista della sua crescita armoniosa verso il traguardo del buon cristiano e buon cittadino.
E tutto questo non è stato vissuto soltanto “per” i ragazzi, ma “con” i ragazzi: l’azione educativa e la testimonianza di vita scout e cristiana di don Sandro hanno avuto effetti ancora più significativi perché lui per primo faceva del suo meglio per vivere in prima persona ciò che proponeva ai suoi esploratori: in questo, mutuando un’espressione molto cara a don Andrea Ghetti “Baden”, don Sandro è stato un “prete scout”, nella cui vita lo scautismo ha impreziosito e dato un tratto originale alla sua esistenza sacerdotale, connotandola in modo unico e irripetibile.
Il Signore ci ha donato un uomo e un presbitero; noi oggi glielo restituiamo impreziosito dallo scautismo.
I suoi occhi e la sua passione continueranno a brillare negli occhi e nella passione di tutti coloro i quali l’hanno conosciuto e sono stati da lui formati, per continuare a farlo, in seguito, anche negli occhi e nella passione di tutti i ragazzi e i capi che – senza averlo conosciuto – riceveranno da questi, con il trapasso delle nozioni, il tesoro di metodologia e spiritualità che lui ci ha lasciato in eredità.
Buona caccia, don Sandro, nelle verdi praterie del Cielo.